Don Angelo com’è stato l’inizio del nuovo anno scolastico al Preseminario San Pio X?
L’inizio è stato molto bello, perché i genitori sono venuti per una giornata e abbiamo organizzato insieme le varie attività dell’anno e c’è stata una collaborazione piena da parte di tutti. E poi c’è stato il saluto di papa Francesco, il quale ha salutato personalmente i genitori, i ragazzi, ha chiesto di pregare per lui e abbiamo detto insieme un’Ave Maria. Noi tutte le mattine, in sacrestia, prima di iniziare il servizio diciamo sempre insieme un’Ave Maria per il Santo Padre.
Poi anche dal punto di vista scolastico è bello che tra noi e la scuola Sant’Apollinare ci sia un legame profondo, una visione comune degli obiettivi, una strategia educativa e tutto questo serve per avere un’educazione alta e una formazione integrale del ragazzo che comprende non solo la formazione spirituale che consta del servizio della Santa Messa al mattino e dell’accompagnamento dei preti che vengono da tutto il mondo a San Pietro, ma anche la condivisione degli insegnanti e del Preside della scuola che sono pienamente d’accordo con noi e condividono questo progetto educativo.
Com’è composta quest’anno la famiglia del Preseminario San Pio X?
La nostra famiglia è formata da ragazzi italiani e stranieri. Ci sono quattro nuovi ragazzi italiani che hanno partecipato all’esperienza estiva e si sono talmente innamorati di questo luogo che hanno chiesto di iniziare il nuovo anno insieme a noi. Lo stesso vale per i ragazzi stranieri. Quest’anno ci sono tre rumeni. Due c’erano già l’anno scorso e il terzo si è aggiunto per la felice esperienza che hanno vissuto gli altri due. Questo è molto bello.
Quanti siete in tutto?
In tutto siamo venti. Ci sono dodici ragazzi che fanno le superiori, quattro diventeranno maggiorenni nel corso dell’anno e gli altri frequentano la scuola media. Per cui siamo una famiglia numerosa fatta di venti figli che vanno dalla prima media alla quinta superiore, con tutto ciò che comporta per esigenze diverse. Quindi da parte dell’equipe educativa ci deve essere l’attenzione per avere una diversità di strategia per ciascuna età.
C’è un progetto che in questo momento le sta particolarmente a cuore?
Il progetto è un sogno che si deve avverare. Quando sono venuto qui due anni fa ho chiesto dove giocavano i ragazzi e mi è stato indicato il cortile. Il nostro cortile ha al centro una palma, ci sono barriere architettoniche, i ragazzi si possono fare male e rischiano di rompere le strutture. Abbiamo anche delle opere pregiate: un busto di Paolo VI, una madonnina risalente all’epoca costantiniana, abbiamo un piccolo affresco di San Francesco e tutta l’architettura del palazzo risale al 1700. Per cui giocare in una struttura così vuol dire essere esposti a possibili cadute e a rotture di parti pregiate. Per questa ragione da un anno abbiamo questo progetto che prevede la messa in opera di uno spazio dedicato ai ragazzi perché possano giocare in sicurezza, in libertà. Uno spazio con le regole di sicurezza, un campetto dove possano sfogarsi, questo perché lo sport è una parte fondamentale del nostro progetto educativo.
Cosa augura ai ragazzi?
L’augurio è che sia una grande famiglia dove tutti si sentano accolti e amati. Dove ci sia una serenità nei rapporti e dove i più deboli e i più fragili vengano sostenuti e aiutati dai più forti. Una famiglia dove, grazie anche alla presenza delle mamme che ci sostengono, si avverta questo clima di entusiasmo e di gioia, perché la vita è bella, crescere insieme è bello, stare insieme è meraviglioso. Così come vivere l’esperienza della fede insieme è il dono più grande che il Signore ci possa fare anche nell’incontro con i sacerdoti di tutto il mondo instaurando relazioni positive. Questa è un’esperienza unica. Quindi mi auguro che tutti noi sacerdoti e animatori insieme ai ragazzi si possa vivere un’esperienza indimenticabile che rimanga davvero nel cuore di tutti.