Notizia tratta da: La Diocesi di Como
Mercoledì 30 settembre papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che ne riconosce l”eroicità
Ancora un importante riconoscimento per la diocesi di Como. Mercoledì 30 settembre – informa il Bollettino della Sala Stampa Vaticana di oggi, giovedì 1 ottobre 2015 – il Santo Padre Francesco, ricevendo in udienza il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, il cardinale Angelo Amato, ha autorizzato la «promulgazione del decreto» con il quale «si riconoscono le virtù eroiche del servo di Dio don Giovanni Folci, sacerdote diocesano e fondatore dell’Opera Divin Prigioniero». Nato a Cagno (Co) il 24 febbraio 1890, ordinato prete il 13 luglio 1923, morì a Valle di Colorina (So) il 31 marzo 1963. Il riconoscimento delle virtù eroiche è il passaggio che, di fatto, sancisce la chiusura della prima parte del “processo di canonizzazione”, che si aprì solennemente, con la fase diocesana, il 12 novembre 2005 presso il Santuario del Divin Prigioniero a Valle di Colorina. Da oggi don Giovanni Folci, da servo di Dio (appellativo che viene dato con l’apertura del “processo di canonizzazione” fin dalla fase diocesana), è proclamato “venerabile”.
Monsignor Diego Coletti, vescovo della diocesi di Como, così si esprime in merito alla promulgazione del decreto pontificio.
«A nome dell’intera comunità diocesana non posso che esprimere la mia gioia per questo atto che, formalmente, riconosce le virtù eroiche di don Giovanni Folci. La sua figura, anche per la vicinanza temporale della sua vicenda umana, è viva nel tessuto e nella memoria della nostra comunità. La Chiesa di Como da sempre, in tutta la durata della sua storia millenaria, è ricca di testimonianze di santità quotidiana, di radicale risposta al Vangelo, vissute nel silenzio, nella concretezza, nel nascondimento. Negli ultimi anni, sulla nostra diocesi, è scesa sovrabbondante la grazia di tali “riconoscimenti” ufficiali. Come figli e figlie di questa Chiesa dobbiamo cogliere la responsabilità di custodire e perpetuare questi doni. Colgo tre importanti coincidenze. La prima è di ordine storico. In questo anno 2015, nel quale facciamo memoria dei cento anni dallo scoppio del Primo Conflitto Mondiale, è significativo che si riconosca l’eroicità di don Folci, che fu cappellano militare e soffrì il dolore della prigionia e dell’internamento proprio durante la grande guerra. La seconda è di tipo vocazionale. Dopo san Luigi Guanella e il beato Nicolò Rusca, ora è venerabile don Giovanni Folci, anche lui sacerdote diocesano. Senza dimenticare l’apertura della fase diocesana del processo di beatificazione del missionario fratel Giosuè Dei Cas… Ebbene, per noi preti è un forte richiamo alla fedeltà e alla gioia della nostra missione. Don Folci viene definito “prete-prete”. La sua opera si è sempre distinta per lo stile di fraternità e il carisma di attenzione ai sacerdoti e alle vocazioni. La terza riguarda lo stile della persona. In questi tempi, nei quali sentiamo con insistenza la necessità di stili sobri, di umiltà, di apertura alle “periferie” materiali ed esistenziali, ci appaiono davvero attuali le parole di don Folci, il quale, in fiducioso abbandono a Dio – perché “tutto è possibile a chi crede” – amava ripetere “Dobbiamo operare nello stile del nascondimento di Gesù di Nazareth e del siamo servi inutili”, poiché“è Lui, è il Signore che fa, e adopera soprattutto gli stracci”. Grazie, dunque, a papa Francesco per avere riconosciuto questa testimonianza di fede cristiana e vita sacerdotale. E raccogliamo, come diocesi, il compito di impegnarci nella preghiera e nella trasmissione di tali doni».
Il passo successivo – ovvero la proclamazione a beato – richiede il riconoscimento di un miracolo avvenuto per intercessione del venerabile. «Per questo – conclude il Vescovo monsignor Coletti – possiamo affidarci, nella preghiera e nella supplica, all’intercessione di don Giovanni Folci». Per approfondimenti su don Giovanni Folci e sulla sua opera consulare www.operadonfolci.it.